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Dalle opere di Franca Clemente trapela il lungo lavoro di studio unito ad una faticosa ricerca individuale, nella convinzione che l'arte debba comunicare con la platea più eterogenea, superando l'autoreferenzialità del linguaggio.

La capacità di un'opera di "parlare a tutti" deriva dalla ricchezza delle sue componenti. L'opera pittorica è la risultante di elementi molteplici di ricerca (intellettuale estetica, simbolica, visiva, sensibile-materiale) unificati in un prodotto dell'ingegno sul quale trasferire vigore espressivo.
In questo impegno creativo e comunicativo, l'apporto tecnico è determinante: solo attraverso il saper fare si trasmette la complessità e la molteplicità dei messaggi. Fare arte non è una giustapposizione meccanica di elementi discontinui, ma è sintesi delle differenti componenti.
L'ammirazione - che non è mai emulazione - per l'arte del passato è dettata dal convincimento che la cultura contemporanea debba emendarsi dalla condizione di perenne sradicamento, per ricongiungersi idealmente alla grande tradizione, anche attraverso il recupero di un sapere tecnico e pratico.
A queste direttrici artistiche il cammino di Franca Clemente e il suo exursus pittorico sembrano aderire.
Il lavoro prende l'avvio con opere di impronta realistica (2000-1), per attraversare una fase simbolica (2003) fino a maturare il periodo attuale (2005,) in cui entrambe le componenti si fondono, supportate da una maggiore padronanza dell'elemento pittorico, coloristico e spaziale.
I primi quadri tendono ad una rappresentazione della dimensione quotidiana, anche se le inquadrature particolari ed il ricorso al raddoppiamento delle immagini (si veda la serie "l'io e il me") rimandano all'intento di rappresentare un ambito interiore più che esteriore, mentre il segno grafico scarno e l'utilizzo del monocromo contribuiscono a rendere surreale l'atmosfera.
Alle tele del 2003 appartiene una evoluzione della pittura e del colore, il quale inizia ad uscire dai contorni netti del disegno per scandire lo spazio in composizioni che presentano elementi simbolici e figure geometriche.
Dalle opere di segno grafico elaborato, attraverso una fase intermedia di maggiore sviluppo pittorico, si arriva quindi ad una espressione coloristica aggressiva, di sintesi ed incisiva, nella quale si uniscono gli elementi caratterizzanti le precedenti produzioni.
Da "Omaggio a Casorati" (2001) a "C.V." (2005) è illustrato un percorso di ricerca compiuto "attraverso tutto il mondo della pittura". In quest'ultima opera le pennellate sono determinate nel costruire e modellare la figura; il colore si fa vigoroso ed espressivo degli stati d'animo; i contorni sfumati, mentre le forme si dislocano su diversi piani dello spazio e, grazie al dosaggio dei contrasti luce-ombra, realizzano la profondità sulla tela.
Emergono atmosfere -evocanti la crudezza del realismo e l'enigmaticità del simbolismo ottocenteschi- che fanno tesoro delle lezioni del Sartorio o del grande artista contemporaneo Lucien Freud.
Un'ulteriore conquista è la capacità di sintesi del messaggio, ottenuta grazie alla coraggiosa eliminazione delle componenti superflue: la maggiore essenzialità nei simboli, l'esemplificazione della composizione, l'immediatezza delle pennellate collaborano alla incisività del quadro, dandone un'impressione di complessità ed essenzialità al tempo stesso.
Moreno Bondi
Pittore - Docente
Accademia Belle Arti di Roma